Il Cozzo del Pellegrino è la montagna per eccellenza del comune di San Donato di Ninea (CS), e si trova all'interno del perimetro del Parco Nazionale del Pollino, e più esattamente nel gruppo montuoso denominato "dell'Orsomarso", o appunto "del Pellegrino", visto che esso ne rappresenta la cima più alta.
Il Cozzo del Pellegrino rappresenta il cuore geografico del massiccio omonimo (noto anche come “Monti di Orsomarso”) e la sua massima elevazione montuosa (la vetta raggiunge 1987 m). Si tratta di una vasta area scarsamente antropizzata, praticamente sconosciuta al di fuori della regione fino alla fine degli anni ’70: la sua importanza naturalistica, però, è inversamente proporzionale alla scarsa considerazione turistica, poiché la zona presenta tali e tante emergenze botaniche e faunistiche da essere considerata una delle più prestigiose “aree wilderness”d’Italia. Scomodo da raggiungere, punteggiato da canyon impressionanti e dirupi scoscesi, spesso privo di sentieri battuti, riesce però a regalare all’escursionista sensazioni inaspettate: ore di solitudine completa, alberi centenari, pascoli di quota a perdita d’occhio, foreste intoccate di faggi entro cui si muovono lupi e gatti selvatici, aquile e istrici e caprioli.
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Come arrivarci:
Arrivati al rifugio di Piano di Lanzo si torna indietro per qualche decina di metri lungo la strada da cui si è arrivati e si imbocca poi a sinistra la sterrata che porta in breve a piano di Lanzo veri e propri (siamo proprio a monte del rifugio), dove c’è anche la statua della Madonna del Pellegrino. Poco prima dell’ultimo tornante, un grande faggio a due fusti campeggia a lato della stradella, preludendo alle imponenti faggete che si vedranno più in alto. Dai piani si prosegue a sinistra lungo una stradella a fondo naturale che costeggia le pendici del monte La Calvia (praticamente un’anticima del Cozzo del Pellegrino) e sale verso la Cresta, una sella posta proprio tra La Calvia e il Cozzo di valle Scura, attraversando un bel bosco di ontani (questo tipo di bosco è abbastanza raro sul massiccio, ed è pressoché esclusivo di questo versante).
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Si prosegue sempre in salita, tralasciando le stradelle che si staccano a sinistra e scendono nella valle Scura. Si raggiunge così una radura sulla destra; una volta arrivati occorre piegare a destra e costeggiarla lungo l’orlo più vicino fino ad entrare nel bosco (c’è un sentiero appena accennato) in modo da sbucare proprio sulla sella de La Cresta, costituita da una piccola radura completamente circondata dal bosco e posta proprio sullo spartiacque. Dalla sella de La Cresta si piega a destra inerpicandosi in salita libera lungo la pendice de La Calvia: si cammina prima nel bosco, poi in un canalone (o sul suo bordo destro) e finalmente allo scoperto lungo un erto declivio pietroso. Dalla vetta del monte La Calvia si scorge il Cozzo del Pellegrino, che si potrà raggiungere attraversando un’ampia sella tra i due rilievi, occupata da un fitto intrico di giovani faggi; oltre i faggi ci si deve incamminare su un aereo crinale (con prudenza: aggirare a destra i punti più esposti) che porta fino in vetta. Mentre si sale non è improbabile riuscire a vedere, negli spazi aerei sottostanti, le evoluzioni dell’aquila e del falco pellegrino, che nidificano sulle inaccessibili pareti di roccia.Volendo tornare al rifugio per un’altra via, dalla cima del Cozzo si scende liberamente a sinistra nella bella conca di valle Lupa, caratterizzata da ampie praterie costellate di doline e inghiottitoi. In primavera la conca si ammanta di straordinarie fioriture di nontiscordardime, viole, crochi, centauree, orchidee di varie specie, formando un magnifico tappeto di mille colori nel quale svettano grandi faggi isolati. In prossimità dello sbocco di valle Lupa (direzione opposta a quella da cui si arriva), parte un sentiero che diventa poco dopo stradella e che scende aggirando il lungo costone del Cozzo del Pellegrino (che si terrà sempre sulla destra, in alto). Il sentiero oltrepassa il costone in corrispondenza di una piccola sella per poi svoltare a destra, tuffandosi nuovamente verso il basso. Dopo una lunga serie di tornanti e di curve si sbucherà di nuovo sulla strada montana; imboccandola verso destra si raggiungerà la località di partenza.
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